Leggermente più piccole rispetto alle originali copertine di Artforum, le opere di Simon Linke alterano il layout grafico e pulito della fonte attraverso grandi pennellate di pittura a olio (impasto painting). Replicando gli annunci nel modo più fedele possibile su una limitata area pittorica, dalle dimensioni quasi comiche, i dipinti di Linke esistono come contraddizione perfetta tra la fiducia del mercato, espressa in modo audace, e la potenziale alienazione dell'artista dalle pressioni per produrre un prodotto coerente. Concentrandosi in gran parte su artisti considerati “blue chip” e su gallerie internazionalmente riconoscibili, le dimensioni ridotte dei dipinti sono ironicamente in contrasto con le dimensioni ed il volume schiacciante del mercato dell'arte contemporanea da cui derivano i loro soggetti. In questo processo artistico, Linke riesce ad evocare inoltre un ideale di stabilità catturando gli iconici numeri della rivista, che mensilmente ed ininterrottamente, celebrano il nuovo panorama artistico.
Negli ultimi anni, Linke sta sempre più focalizzando il suo lavoro sulla riproduzione di pubblicità che contengano l’immagine di un’opera d’arte in modo da farli divenire “dipinti di pubblicità”. L’entusiasmo di Linke per il mezzo pittorico viene racchiuso in una predeterminata superficie, e canalizzato attraverso la rigida disciplina di replica dell’immagine di fondo in matita, alla quale sono sovrapposti spessi e pastosi strati di pittura ad olio, combinati ad ampie pennellate espressioniste.
Il progetto di Linke, concepito oltre trent’anni fa, diviene archivio e cronaca duratura dell’effimero sistema dell’arte ed, allo stesso tempo, smaschera sfacciatamente la dipendenza forzata dell’opera d’arte dai sistemi di legittimazione.