Il termine texture può essere tradotto con espressioni come "tessitura", "trama", "consistenza".
La texture è ciò che, solo apparentemente, sfugge al concetto di ineffabilità. Essa rappresenta quell'elemento materico che determina una sensazione nell'osservatore, innanzitutto retinica. Se l'occhio è il medium primario attraverso il quale si genera la relazione osservatore/opera, la texture diventa l’elemento determinante nel processo di osservazione.
Di fronte a un'opera e alla sua consistenza, la mano dell'osservatore può fare poco: è l'occhio che deve sviluppare il tatto.
Nell'era virtuale, con le nuove tecnologie e l'introduzione di materiali avanzati, l'osmosi tra lo schermo digitale e la superficie dell'opera avvia un inesorabile processo di declino dell'elemento materico. Di conseguenza, l'opera assume una nuova sembianza: liscia, piatta, liquida. Vi è la costante tentazione di creare un oggetto inafferrabile. In agguato c'è forse il timore, da parte dell’artista, di un intervento eccessivo e di essere troppo presente?
A questo proposito, Zygmunt Bauman, nel suo scritto "Paura liquida", afferma: "La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun'altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza". Il rischio per l’essere umano è di sentirsi sopraffatto dalla tecnologia, dal bombardamento quotidiano di informazioni, dall’ansia di dominare, recepire e catalogare tutto.
E l’artista come si pone rispetto all’autorevole ma sfidante affermazione di Bauman? L’artista, che legge il presente in anticipo e in un certo senso prevede il futuro, come reagisce di fronte a questo ingombrante equipaggiamento tecnologico? Fino a che punto la “modernità liquida”, fulminea, assale l'artista inducendolo nella tentazione di scappare da sé stesso? È possibile non obbedire ciecamente a questa liquidità senza rischiare l’accusa di non essere al passo con l’estetica corrente, di essere incapace di leggere il presente? Può l’artista porsi "nel mezzo", dal punto di vista estetico se non persino contenutistico?
Il progetto Texture and Liquidity tende ad analizzare, alla luce di quanto sopracitato, dieci diverse posizioni, mettendo in luce da un lato un'attitudine puramente manuale e artigianale, tramite l'uso di tele, pittura, resine, garze, cementi, ecc.; dall'altro, considerando tutte le possibili declinazioni concettuali. D'altronde, come potremmo reagire stupiti di fronte a un'eventuale lettura antimaterica ed eterea della texture?
Accantonando, in prima istanza, l'intenzione contenutistica, questo progetto pone l'attenzione sull'idea di texture che ogni artista ha perseguito a proprio modo, memore del messaggio di Friedrich Hegel: "Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie."
Vincenzo Della Corte