Connessione, limite, continuità e compattezza, sono i termini che ben si adattano alle opere di Domenico Bianchi, Dadamaino, Raoul De Keyser, Carlos Garaicoa, Ron Gorchov, Corinna Gosmaro, Alessia Xausa.
Artisti di diversa età e formazione realizzano opere che sembrano essere la soluzione di problemi topologici, proprio perché per la Topologia, la parte più innovativa della Matematica, le forme e gli oggetti non si definiscono più con la loro forma esatta, ma piuttosto "dal modo in cui questi sono connessi". Topologia viene dal greco τόπος, tópos, che significa "luogo", unito a λόγος, lógos, "studio" e si basa essenzialmente sui concetti di spazio topologico, funzione continua e omeomorfismo. Intuitivamente possiamo dire che una funzione si dice continua quando possiamo disegnarla senza staccare la penna dal foglio.
In Domenico Bianchi l’organicità delle cere accoglie e supporta traiettorie che si muovono con continuità nello spazio mentre i buchi della Dadamaino diventano luogo topologico in cui i "buchi" del senso e le impasses del linguaggio, riflessioni tipiche negli anni Sessanta, sono un'organizzazione topologica degli spazi che produce il senso del limite nella continuità.
Con Raoul De Keyser le linee e le forme tondeggianti delimitano spazi che diventano allo stesso tempo confini ed orizzonti, cellule e microcosmi.
Nelle opere di Ron Gorchov lo spazio non è solo superficie che ospita forme, ma esempio di connessione e compattezza, esaltata dal biografismo delle pennellate.
L’esperienza biografica si ritrova anche in Carlos Garaicoa, che si concentra sul "luogo" – sia utopico sia reale – rappresentando città che diventano spazi di percezione e proiezioni della mente, e in Corinna Gosmaro, dove le esperienze personali vengono rielaborate e trasferite nello spazio dell’opera che rappresenta il tempo della non-realtà.
I lavori di Alessia Xausa si concentrano sulla composizione e trasformazione della materia attraverso il tempo, la sedimentazione, la stratificazione di superfici e di colori.