PANDO SPAGHETTI: UN DIALOGO TRA ANDREA KVAS ED ERIK SAGLIA

Aprile 20, 2022

K: Sapevo ce l'avresti fatta. Inizio io. Cosa stai preparando per la mostra?

S: Come ti dicevo, sto preparando una nuova serie di lavori, si chiamerà "Manifesti satellite". Ho fatto un lungo studio della composizione prima su carta e poi digitalmente su illustrator, sono 3 coppie di due cerchi che si sovrappongono seguendo sempre lo stesso schema strutturale su due layer di resina. Ho voluto standardizzare la composizione per poter lavorare con più spensieratezza sul colore e con materiali nuovi. 

 

 

Pur mantenendo le stesse logiche compositive i quadri saranno molto diversi tra loro, sto provando anche a inserire quei "momenti di disturbo" di cui avevamo parlato la scorsa settimana. Mi piace questo scambio diretto di immagini che stiamo avendo, è come se i miei quadri prima di essere finiti fossero già sotto il tuo sguardo e viceversa.

K: Una delle cose che accomuna il nostro lavoro è l'attesa, le azioni sui lavori sono spesso veloci ma i tempi di asciugatura sono estremamente lenti. questo ci permette, o ci obbliga a stare a guardare per molto tempo. Anch'io sto preparando un nuovo gruppo di lavori, tutti basati sullo stesso punto di partenza: provare a rifare la base blu violacea di questo lavoro. 

 

 

Nonostante sappia precisamente come è stato fatto non sono ancora riuscito nell'impresa. Ci sono tante variabili da considerare oltre i materiali utilizzati e purtroppo non so riconoscerle o controllarle. Poi c'è un altro fattore, lavorando per strati mi ritrovo quasi sempre a tirare fuori dalla tela qualcosa di nuovo o interessante e non voglio costringere il lavoro a prendere una direzione diversa da quella che ha preso. sarà già un miracolo se porterò un lavoro con una base blu violacea!

S: I tempi di asciugatura sono sempre eterni, entrambi attendiamo che i lavori siano secchi in orizzontale, ed osservare i quadri sdraiati é sempre qualcosa di estraniante. Sarà per quello che i miei quadri non hanno una verso, quando li realizzo li sorvolo da destra a sinistra dal basso verso l alto e viceversa.

  

 

Sono visioni aeree che per la loro prospettiva prolungano i tempi di osservazione, come guardare fuori dal finestrino di un aereo, stai andando veloce ma lo sguardo e il tuo tempo sono rallentati. Riuscire a rallentare qualcosa é sempre molto appagante, soprattutto adesso.

K: Mi diverte il fatto di lavorare in questo modo considerando che sono estremamente impaziente, è come se ostacolassi volontariamente i miei impeti. molto spesso mi ritrovo a stravolgere un lavoro solo perchè non si è ancora asciugato. mi piace arrivare a quel punto dell'impazienza dove pur di mettermi al lavoro di nuovo ribalto la situazione gettando sopra al pezzo altra materia. e cambia tutto, di nuovo.

 

 

S: Pensavo a quando è stata la prima volta che abbiamo parlato di organizzare una mostra insieme… Stavo lavando i piatti a casa tua dopo aver mangiato degli spaghetti con il tonno e riflettevo sul fatto che i piatti li lavi o a casa tua o a casa di qualcuno con cui hai passato la notte...  C'è una frase di Kippenberger  "[...] simply to hang a painting on the wall andsay that it’s art is dreadful. The whole network is important! Even spaghetti...When you say art, then everything possible belongs to it. In a gallery that is alsothe floor, the architecture, the color of the walls [...]". Mi piace pensare che proprio quel piatto di spaghetti abbia contribuito alla creazione-ampliamento di un nostro network per lavorare assieme. L' esposizione  è sempre il risultato finale che si propone al pubblico ma in questo caso non mi sembra che ci stiamo preoccupando troppo della fine, stiamo condividendo il nostro network per creare delle opere.

K: Mi sembra che anche tu come me abbia la tendenza ad attingere da fonti estranee a quello che si considera pittura. Io per esempio le migliori suggestioni le scopro cucinando o stando a tavola. Pando esce proprio da una conversazione ad una cena dove si parlava di alberi millenari e mi sono imbattuto in questa creatura: è una colonia di alberi millenaria, questo vuol dire che ci sono alberi vecchi e giovani che però sono sostanzialmente dei cloni, come fosse sempre lo stesso albero..come fossero i capelli di un gigante.. Pando mi piace perché mi ci sento di vivere dentro quando sono in studio, dove ho sparpagliati lavori freschi o altri di più di dieci anni fa che sono comunque miei ma a stadi differenti.

 

 

S: Hai colpito il bersaglio! il pando è l' organismo più pesante al mondo e il secondo più esteso, noi vediamo migliaia di alberi che in realtà sono un unico essere fatto di collegamenti-network di radici. L'immagine degli spaghetti di Kippenberger e quella del pando sono molto simili se le analiziamo per come stiamo procedendo nel lavoro assieme. L'unirsi o il raggrupparsi spontaneamente non per ottenere un obbiettivo ma per il solo gusto di dipingere e di creare un network non fatto di contatti ma di scambi.

K: È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo scritti e penso sia interessante analizzare cos'è successo ai nostri lavori nel frattempo. Io, per esempio, dopo molteplici tentativi di arrivare a quel fondo blu galattico ho fatto dei fondi molto più scuri, quasi neri, aggiungendo nella mescola dei semi di sesamo. I fondi sono opachi ma con i passaggi successivi che spesso sono trasparenti e lucidi i rilievi creati dal sesamo si 'illuminano', ricreando di nuovo una sorta di cielo stellato. E  i passaggi fatti successivamente emergono dalle tenebre.

 

 

S: Io ho finito i lavori di grande e piccolo formato, vorrei ancora preparare 2 pezzi di medie dimensioni. Sono riuscito ad attenermi alla composizione che avevo progettato all'inizio. Parlando in ambito scientifico il mio atteggiamento verso i quadri è sempre stato molto conservativo, ma questa volta ho avuto un'attitudine riconducibile alla de-estinzione, mi spiego meglio. Negli ultimi anni la scienza sta sviluppando tecniche di de-estinzione  come la clonazione o il breeding back per ovviare al problema dell'estinzione delle specie. Prendiamo per esempio il quagga, una zebra africana estinta da 40 anni, gli scienziati hanno cercato di replicarla attraverso  una selezione artificiale che portasse ad un animale di fenotipo simile a quello del precedente estinto ovviamente senza poter arrivare al patrimonio genetico iniziale. Ora in Africa ci sono delle zebre pressoché identiche ai quagga ma che non sono quagga. Credo che questo sottile cambio di rotta sia avvenuto dal lavoro a stretto contatto con te, probabilmente solo un occhio attento potrà notare questo sviluppo del lavoro, proprio come pochissimi possono notare la differenza tra un Quagga e Quagga di Rau.

 

 

K: Molto probabilmente ci sarebbe bisogno di molto tempo per vedere questi cambiamenti, non intendo però spendere molto tempo davanti ai lavori in una mostra. Penso piuttosto all'analisi di un lavoro avendolo attorno per periodi prolungati, come averli in studio o a casa o in un qualsiasi luogo di lavoro: è un processo analitico differente, fatto di sguardi frammentati, molto spesso meno esigenti e quindi più liberi da necessità di comprensione.

S: vorrei tornare indietro ai semi di sesamo e ai cieli stellati. A mio parere Stai cercando di avere una serialità maggiore in questo gruppo di opere . Mi sbaglio ?

K: Non so se parlare di serialità, forse di punti di partenza analoghi. Per me serialità è già usare un formato standard per un singolo progetto come questo. Diciamo che c'è un'intenzione nel punto di partenza che è comune a tutti i lavori che poi saranno in mostra, ma non credo sarà visibile a colpo d'occhio. Una grossa differenza tra me e te è che i tuoi materiali sono sempre riconoscibili (perdona il termine): resina, pastello e nastro adesivo, mentre i miei, che non sto ad elencare ma sono resine sia sintetiche che naturali, pigmenti e qualche additivo, possono trasformarsi e 'camuffarsi'.

 

 

Mi spiego: usando un legante polimerici denso con della grafite con l'uso di una spatola posso creare una superficie simile ad uno specchio, o quantomeno ad un metallo lucidato; la stessa cosa la posso ottenere con un emulsione di sandracca e mica estremamente liquide. Detto questo, la variazione nel mio lavoro è estrema e di conseguenza la serialità. Tu invece dove la trovi la variazione? E per prima cosa la cerchi? A che livello?

 S: Io ho sempre cercato di avere un prototipo da clonare, una vera e propria ricetta. In questo caso ho mantenuto il prototipo senza clonarlo ma ho cercato di realizzare opere molto vicine al prototipo ma con delle variazioni nuove che potessero dare una forma nuova ad una forma che già conoscevo. La variazione l ho trovata nell' non aver definito una sola possibile sequenza di operazioni possibili, per ogni quadro la ricetta è stata diversa. Sei più attratto dai semi di sesamo o dal cercare un materiale che possa diventare un cielo stellato ?

 

 

 

K: Ti è mai capitato di prendere dal supermercato, macellaio o verduraio che sia qualcosa che ti attraeva ma che non sapevi come usare? Magari l'hai visto utilizzare da qualcun altro e tu però sai che lo utilizzeresti in maniera diversa? Ecco, io sono quella persona. sono attratto dal potenziale dei materiali, il cielo stellato e i semi sono una coincidenza, e questa è una dinamica che voglio tenere allenata perché gli stessi materiali che uso sempre e sempre nella stessa maniera potrebbero avere delle altre 'attitudini'. Ti faccio un esempio: poche settimane fa ho creato con qualche pigmento, un po' di colla e della silice colloidale una granella di colore. 

 

 

Per caso. O meglio ho forzato una dinamica che doveva portarmi ad altro nella direzione che il materiale stesso mi suggeriva. Da lì mi è tornato in mente il desiderio di fare una superficie puntinata senza però dipingere i puntini. Ecco qua.

Tu invece come ti rapporti con i tuoi materiali? La resina epossidica per esempio è estremamente rigida, in tutti i sensi: non puoi sbagliare le dosi e non può essere diversa da quello che è. 

 S: No non puoi sbagliare, ogni errore può essere inreversibile, la resina incastona, blocca, può non seccare, rimanere filamentosa o appiccicosa , il peggio del peggio e quando prende fuoco. Mi è di conforto sapere che se sbaglio potrei buttare via tutto, mi permette di essere sempre molto concentrato e mantenere una soglia di attenzione alta. Ho sviluppato negli anni un'avversione verso gli oggetti e sto cercando di averne sempre di meno, evitando gli errori riesco a non creare nulla in surplus.

 

 

K: interessante! non l'avevo, ovviamente, mai vista da questo punto di vista. In effetti per me può essere frustrante indugiare su un lavoro poco interessante… Non ho mai pensato di poter buttar via qualcosa. in un modo o nell'altro tutto quello che faccio fa brodo. Ho appena messo del colore avanzato (una miscela di non so che cosa devo essere sincero) in uno stampino per ghiaccio di silicone. Non so se lo userò per qualcosa di preciso e nemmeno quando. Intanto è lì che si asciuga, troverò il modo di usarlo. 

 

 

Tu invece dici di avere un'avversione verso gli oggetti, quale sarebbe il minimo indispensabile per produrre un lavoro di Erik?

S: Penso in rotolo di nastro di carta. E il tuo minimo indispensabile ?

K: Hai mai fatto un lavoro solo di nastro di carta? Io non saprei come rispondere, tutti i materiali che utilizzo sono delle restrizioni. Uso la convenzione 'pittura' per non sconfinare, per non andare troppo lontano.

Penso comunque non avrei bisogno di nulla, proverei a convincere dei professionisti di sorta ad usare le loro competenze per fare qualcosa di 'scorretto' rispetto al loro ordine di idee.

S: Sì, ho fatto dei lavori solo con il nastro su muro. 

 

 

Devo cercare delle foto da mandarti. Che professionisti sceglieresti? Mi incuriosisce.

K: Come al solito non andrei molto a cercare, troverei quel che mi interessa attorno a me. Ho tra le mani un ingegnere chimico e uno chef che lavora solo su aerei privati. Ah, e poi c'è il dio dell'idropittura.

S: Cosa vorresti fare di questa conversazione ? Sta iniziando a prendere forma. Anni fa ho letto "Lettere dall'esilio", una raccolta della corrispondenza avvenuta tra Josef Albers emigrato in America e Wasilly Kandinsky a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale.

K: Ah cavolo, credevo mi avresti chiesto qualcosa riguardo il dio dell'idropittura.. Non so ancora che fare di questa conversazione, ma credo che la sua funzione sarà chiara tra non troppo tempo.

S: Ricordo del dio dell’ idropittura e dei suoi consigli.  Ne abbiamo parlato quando abbiamo dipinto il muro dietro il tuo studio. In primavera dovremmo riorganizzare una giornata o due per fare una bella murata assieme.

K: Assolutamente! sono le uniche volte in cui dipingo in verticale, non ricordavo fosse così destabilizzante questo cambio.

Su una cosa è stato utile però: ho ricominciato ad usare un apparato segnico sulle tele.