Marco Cingolani e la nuova Età dell'Oro nell'Arte Contemporanea

Febbraio 13, 2024

“L'età dell'oro fu la prima, allora non c'erano né dolore né tristezza […]

I primissimi uomini, creati dagli dèi, vivevano al tempo di Krónos. Era l'età dell'oro, e il mondo era cullato da un'eterna primavera. La terra produceva spontaneamente i suoi frutti, senza alcun bisogno di essere toccata dal rastrello, o squarciata dai vomeri. Gli zefiri accarezzavano i fiori nati senza seme, le messi e i campi erano sempre gialli di spighe, e fiumi di latte e nettare scorrevano sulla terra. […]

Ovidio, Le Metamorfosi, Libro I, I sec. a.C.

 

 

 

Queste sono alcune delle parole usate da Ovidio nel primo libro delle Metamorfosi per descrivere l’Età dell’Oro, ovvero quell’idilliaco periodo che tanto fece sognare i Romani. L'Età dell'oro è descritta come un periodo in cui la sofferenza e il lavoro non esistevano, dove il cibo non mancava mai e dove tutti potevano vivere in armonia con la natura. Finì soltanto quando Zeus detronizzò Crono, provocando così un lento declino dell'Umanità. L'opera di Ovidio riprese questo soggetto al fine di promuovere il regno dell'imperatore Augusto e per diffondere l’idea di un ritorno agli antichi splendori dopo il periodo di terribili guerre civili alla fine della Repubblica. Molti artisti, nei secoli, seguendo l’esempio di Ovidio, riprenderanno questo tema in senso allegorico e simbolico e, soprattutto nella pittura, verrà reinterpretato in diverse maniere e adattato secondo le concezioni spirituali e sociali. L'idea di un'epoca utopica, senza sofferenza e lavoro, ha fornito un potente mezzo per esplorare temi di idealismo, politica, nostalgia e speranza in vari contesti culturali; ad esempio con le due rappresentazioni dell’età dell’Oro dell’artista rinascimentale Lucas Cranach il Vecchio o il barocco Pietro da Cortona.

 

marco cingolani

 

marco cingolani

La scelta di Marco Cingolani di reinterpretare l'Età dell'Oro attraverso la pittura, utilizzando colate di pigmento dorato e tracce di colore, aggiunge un elemento visivo e simbolico alla narrazione. Il pigmento dorato nelle opere di Marco Cingolani può essere interpretato come un mezzo attraverso il quale l'artista cerca di esprimere una rinascita o un rinnovamento nel campo della pittura. L'oro, spesso associato a opulenza e valore, può essere considerato un elemento simbolico per indicare l'importanza e la nobiltà dell'atto pittorico stesso. Attraverso l'uso di colate di pigmento dorato, Cingolani sembra suggerire una trasformazione o una rinascita nell'approccio all'arte. Il dorato potrebbe rappresentare una sorta di "età dell'oro" all'interno del mondo artistico, enfatizzando la luminosità e la preziosità della pratica pittorica. In questo contesto, l'artista potrebbe voler comunicare un nuovo inizio, una fase in cui l'atto di dipingere è riconosciuto e celebrato nella sua essenza più pura.

Cingolani, qui, si è distaccato dall'iniziale figurativismo che tanto lo rese celebre dagli anni Ottanta con le serie delle Conferenze Stampa e delle Interviste. Tuttavia, ha mantenuto la padronanza del colore e ritroviamo quelle silhouette riconoscibili che affollano le sue tele.

 

 

Questa svolta può essere letta come una volontà di esplorare nuove frontiere espressive e concettuali. L'uso dell'oro potrebbe sottolineare l'importanza di questo nuovo percorso, quasi a suggerire che l'arte, come l'oro stesso, possiede un valore intrinseco che va al di là delle rappresentazioni figurative tradizionali. Ma non solo; L'adozione del pigmento dorato nella sua serie di dipinti diviene il mezzo attraverso cui Cingolani simbolizza una sorta di rinascimento, un rinnovamento della pratica pittorica.

La riflessione del filosofo Jean Pierre Vernant sull'importanza dei miti nell'interpretazione della condizione umana in “Mito e pensiero presso i Greci” ha guidato l'artista nell'approccio alla reinterpretazione dell'Età dell'Oro. La connessione tra mito e pensiero è sicuramente stata una fonte ispiratrice per Cingolani nel plasmare la sua visione contemporanea di un'epoca d'oro per l'arte.

 

 

È avvenuta una trasformazione profonda, una rinascita nell'atto creativo. La scelta di Cingolani di distaccarsi dall'iniziale figurativismo, pur mantenendo elementi riconoscibili, suggerisce una volontà di esplorare nuove possibilità espressive e di abbracciare una visione più astratta e simbolica dell'arte.

  

 

L'oro, non più mero elemento decorativo, è sia simbolo carico di significato sia il mezzo attraverso il quale l'artista cerca di elevare la sua arte, di purificarla e di trasformarla in una forma di espressione più sublime. Il pigmento è divenuto simbolo di purificazione e aggiunge un livello di misticismo e di ricerca spirituale alla nuova età dell'oro della pittura contemporanea proposta da Cingolani. È come un rituale artistico o, forse sarebbe meglio dire, un processo alchemico che mira a portare la pratica pittorica a un livello superiore di perfezione e significato.

 

 

Questo nuovo capitolo, intriso di dorato, può essere interpretato come un'affermazione della vitalità e dell'importanza intrinseca della pittura contemporanea. L'oro agisce come catalizzatore di nuovi orizzonti artistici, simboleggiando la forza trasformatrice dell'arte nel contesto attuale. Cingolani, come un moderno alchimista, trasforma la materia pittorica in un'epoca d'oro personale, un'età in cui l'atto di dipingere diventa un'esperienza rinnovata e significativa.

In definitiva, l'opera di Cingolani si colloca in una nuova età dell’Oro della pittura contemporanea, ispirata da miti antichi, arricchita dalla filosofia di Jean Pierre Vernant, e guidata dalla determinazione di esplorare e celebrare la vitalità intrinseca dell'arte.